
Le immagini terrificanti degli incendi che in queste ore stanno attanagliando gran parte della Sicilia provocano in tutta la popolazione grave turbamento per la distruzione di vaste aree territoriali e apprensione per le sorti delle persone che in quei territori ci vivono.
Il caldo anomalo di questi giorni e l’opera delinquenziale di piromani senza scrupoli sono certamente alla base di questa ennesima emergenza che tuttavia di emergenziale ha ormai ben poco, visto che si ripropone ogni estate con le stesse caratteristiche e le stesse modalità. Ancora una volta vigili del fuoco, corpo forestale, protezione civile e volontari sono chiamati a sforzi sovrumani per contenere la furia del fuoco, con organici e mezzi carenti rispetto alle esigenze.
Chi doveva programmare e garantire i servizi e la tutela del territorio ha adottato le misure necessarie? È una domanda che a questo punto non possiamo non porci, visto che già lo scorso anno ed anche l’anno precedente la Sicilia ha dovuto fare i conti con la distruzione di centinaia di ettari di boschi, macchia mediterranea e perfino aree urbane.
“Non basta ogni volta dichiarare lo stato di calamità – dichiara Giuseppe Montemagno, presidente di Arci Sicilia – e chiedere lo stato di emergenza a posteriori. Chi governa ha il compito di intervenire preventivamente, tutelare la sicurezza dei cittadini, evitare il ripetersi di fenomeni emergenziali, adottare i provvedimenti necessari per mettere chi deve intervenire, in condizioni di farlo con tutti i mezzi e gli strumenti adeguati, senza dover rischiare la propria vita per salvare quella degli altri”.