Assistiamo con crescente inquietudine all’inchiesta relativa ai finanziamenti destinati al settore dello spettacolo in Sicilia, sollevata dal quotidiano “La Sicilia” e ripresa con riferimento all’onorevole di Fratelli d’Italia Auteri da “Piazza Pulita”.
Si tratta di una questione drammatica che pone tragicamente e subito, nella Sicilia povera di risorse economiche, la questione del rapporto tra produzione culturale e potere.
Il sistema di assegnazione dei fondi che è stato messo a nudo è un sistema di dipendenza morbosa, un recinto di piccole clientele pronte ad arraffare risorse pubbliche a scapito di proposte culturali riconoscibili e indipendenti. Un sistema ai limiti del lecito messo in piedi da una classe politica spregiudicata e indifferente alla qualità della proposta culturale, attentissima ad accontentare amici e conoscenti.
Un sistema che preoccupa perché espone al ridicolo tutto l’universo dell’associazionismo siciliano, un tessuto civico sano già messo in seria difficoltà dalle complesse procedure relative all’iscrizione al RUNTS, ma che si vede assimilato ad associazioni sconosciute, messe in piedi ad hoc, amiche del politico giusto, che hanno ricevuto grossi finanziamenti per l’organizzazione di eventi ai limiti del grottesco.
Davanti a questo scenario, il presidente dell’ARS, Galvagno, questa mattina, invece di riconoscere le responsabilità della sua maggioranza che ha al vertice Schifani, in un’intervista ha sviato il tema proponendo l’interruzione dei finanziamenti diretti alle associazioni. Con questo gesto, mostra di non comprendere che il problema non risiede nei finanziamenti diretti in sé, ma nella necessità di un sostegno pubblico trasparente alla vera produzione culturale siciliana, a favore di quegli operatori riconoscibili che vogliono mantenere la propria indipendenza dal potere politico e dalle logiche di mercato.
Con l’approssimarsi della discussione sul bilancio, è fondamentale richiedere regole chiare e trasparenti in questo senso.
La cultura appaltata agli amici degli amici è una cultura che soffoca. Noi pretendiamo di respirare!
