Le inchieste giudiziarie che coinvolgono il presidente dell’ARS rendono ormai inevitabile una domanda: è ancora opportuna la sua permanenza alla guida del Parlamento siciliano? Non si tratta solo dell’uso privato dell’auto blu, ma della gestione di fondi pubblici destinati alla cultura e degli incarichi oggi al centro delle indagini della magistratura.
Già in passato, dopo le inchieste giornalistiche di La Sicilia e Piazza Pulita, Galvagno propose di interrompere i finanziamenti diretti alle associazioni, eludendo il vero problema: l’assenza di una visione e di un progetto culturale per la Sicilia. Allora bastò tacitare le polemiche, oggi i silenzi non bastano più.
Esiste un sistema che da anni piega regole e procedure per legittimare pratiche discutibili, escludere chi lavora con indipendenza e onestà, garantire vantaggi a pochi e soffocare chi rifiuta logiche consociative. Un sistema costruito per proteggere sempre gli stessi e tenere fuori chi ha idee nuove e il coraggio di proporle. Non sappiamo se siano stati commessi reati ma sappia che non è frutto del caso: è il risultato di scelte politiche, complicità e silenzi che hanno trasformato la cultura in terreno di rendite e clientele.
Le realtà culturali indipendenti, comprese quelle della nostra rete Arci, non possono più tacere. È il momento di pretendere un cambiamento vero e di chiedere alle istituzioni e alla politica di dire da che parte stanno. Non servono parole di facciata: servono impegni chiari per una cultura libera, trasparente, pluralista.
Galvagno deve chiarire la sua posizione, come presidente dell’ARS e come esponente di una coalizione che governa questa terra da decenni e che porta la responsabilità delle scelte che l’hanno segnata. Se non può o non vuole farlo, ne tragga le conseguenze e lasci la carica.
Le responsabilità penali le accerteranno i giudici; quelle politiche e morali sono già evidenti.
La Sicilia non può restare ostaggio di ombre e parole non dette. Lo ripetiamo: la cultura appaltata agli amici degli amici è una cultura che soffoca. Noi pretendiamo di respirare.
